LA FRETTA NON PAGA

di Lorenzo Parolin[L1/11]

Vent’anni fa un amico del bar era entrato in una tale fregola politica che qualsiasi discorso, dopo il suo arrivo nel gruppo, piegava sempre in quell’unica direzione. In breve tempo era arrivato a fare programmi anche sulle teste degli altri, dando per scontato il loro arruolamento tra il suo stato maggiore. Aveva fretta di incassare risultati e, avendo bisogno di aiuto, non poteva aspettare la naturale maturazione delle persone. Coltivò intensivamente un gruppo di fervorosi, ottenne anche una bella vittoria, ma alle prime difficoltà il gruppo raccogliticcio si disgregò e fu la fine. La fretta aveva avuto ancora una volta le sue vittime. Quanti personaggi, quanti comitati, quanti movimenti politici hanno conosciuto il fallimento per aver sfidato l’avversario, forti più di entusiasmo e di scenografia che di seguaci numerosi e maturi.
L’idea giusta non basta, essa deve radicarsi profondamente in ogni seguace e propagarsi fino a coinvolgere tutta la popolazione.
Le regole per una crescita sana in campo sociale e politico sono tanto semplici quanto disattese. Prima di tutto l’idea deve essere buona, cioè a vantaggio di tutti, diversamente, i gruppi che la sentono una penalizzazione la avverseranno con la forza; in secondo luogo l’idea deve essere seminata in abbondanza e poi lasciare che germogli, cresca e maturi secondo la sua natura, senza forzature. A maturazione avvenuta, i frutti stessi lasceranno cadere molti semi che daranno origine ad altre piante: l’idea iniziale si propaga da sola, ma ci vuole molto tempo.
Pochissimi sono disposti a lavorare sapendo che il frutto delle loro azioni sarà raccolto maturo dalle generazioni future. Per questo fine sarebbe necessario lavorare spassionatamente, in pura perdita, cioè per amore e non per interesse, per la gioia di vedere un uomo maturare, un paese crescere, una nazione funzionare. Sarebbe necessario sapersi sacrificare come fanno i globuli bianchi (e le piastrine), che in caso di ferita accorrono a morire uno sull’altro per formare una barriera alla fuoriuscita del sangue; nessuno si accorge di loro, non avranno alcuna gloria, ma l’organismo di cui fanno parte si salva. Invece, nelle azioni politico-sociali della maggior parte degli uomini, oltre agli scopi umanitari dichiarati, agiscono l’interesse, l’ambizione, il desiderio di essere lodati, di essere sempre i primi, anche se mediocri. E quando non è possibile sovrastare i migliori con le qualità basta abbassarli infangandoli e calunniandoli, e guai se nelle persone prese di mira c’è una parvenza di errore! Il giustiziere di turno si ergerà a sentenziare e le abbatterà, anche se innocenti, senza badare alla liceità dei mezzi usati.
Tutta la gente frettolosa ottiene, è vero, vantaggi economici e posti nella società o nella politica, ma dal punto di vista umano rimane a livello zero, perché i frutti raccolti troppo presto sono necessariamente acerbi e provocano diarrea e i loro semi immaturi non possono generare niente: solo solitudine.
[rif. www.lorenzoparolin.it L1/11]